MALATTIE DEL CUORE

DOPO UN INFARTO

Aver avuto un infarto non significa essere un invalido: dopo poche settimane la maggior parte dei pazienti riprende una vita normale.

Conoscere l’infarto aiuta a vivere meglio!

Infarto miocardico acuto

Il cuore è un muscolo che ha la funzione di pompare il sangue nelle arterie. Per contrarsi il cuore ha bisogno di ossigeno, che viene fornito con il sangue attraverso dei vasi arteriosi chiamati coronarie. 

Quando il flusso di sangue al cuore è fortemente ridotto o bloccato per la presenza di un restringimento o una occlusione delle coronarie, le fibre muscolari cardiache dapprima vanno incontro a sofferenza e successivamente vengono danneggiate in maniera irreversibile e muoiono.

L’infarto è quindi la morte di una parte del muscolo cardiaco dovuta al blocco del flusso di sangue all’interno di una coronaria. 

Cuore

Nel corso di un infarto approssimativamente muoiono 500 cellule cardiache ogni secondo!

Il tessuto necrotico va poi incontro ad un processo di lenta cicatrizzazione.

La causa principale che determina l’occlusione della coronaria è l’aterosclerosi, cioè la formazione all’interno delle coronarie di accumuli di colesterolo circondati da cellule e fibrosi (PLACCHE di aterosclerosi). 

Radiografia

Questo processo, che inizia fin dall’età giovanile, progredisce nelle coronarie spesso in maniera del tutto asintomatica anche per lungo tempo. Quando la PLACCA si accresce può comportare il restringimento del lime della arteria coronaria e ridurre il normale passaggio di sangue e quindi il normale apporto di nutrimento al muscolo cardiaco. In questi casi, specie in presenza di sforzi fisici, può presentarsi un dolore al petto (e/o al braccio), che può regredire con il riposo. Questo disturbo è detto ANGINA e va considerato un sintomo premonitore dell’infarto, anche se non è obbligatoriamente presente prima di un infarto.

Angina

In alcuni casi può accadere che la placca aterosclerotica si rompa o si infiammi e sulla superficie si forma improvvisamente un coagulo (trombo) che occlude completamente il vaso sanguigno (cioè l’arteria coronaria) impedendo del tutto l’apporto di sangue e nutrimento al muscolo cardiaco. In questo caso il dolore al petto sarà persistente ed intenso. È assolutamente necessario cercare aiuto il più presto possibile, chiamando il 112, poiché il vantaggio dei trattamenti è tanto maggiore quanto più questi sono precoci. Lo sviluppo, la progressione e la probabilità di sviluppare coaguli della placca aterosclerotica sono facilitati dalla presenza di alcuni “fattori di rischio” come:

  • il fumo
  • il diabete
  • elevati valori di colesterolo o di pressione arteriosa
  • la sedentarietà
  • il sovrappeso
  • lo stress


La loro presenza espone i pazienti ad un maggior rischio di sviluppare una malattia aterosclerotica. Vanno considerati, però, fattori di rischio e non causa dell’infarto.
Per spiegare la differenza: il fattore di rischio è come la nebbia che aumenta il rischio di incidenti automobilistici, mentre la mancanza di olio è la causa del cattivo funzionamento dell’auto.

Dolore al torace: senso di forte oppressione, peso, costrizione dolorosa al centro del petto che dura alcuni minuti, può andare e venire o protrarsi nel tempo.

Dolore in altre zone: il dolore può irradiarsi ad una o ad entrambe le braccia, alle spalle o al dorso, al collo, alla mandibola oppure allo stomaco.

Fiato corto: spesso accompagna il dolore o può precederlo.

Altri segni: sudorazione fredda, nausea, senso di stordimento o di svenimento, grave malessere.

ATTENZIONE!! Non tutti i segni si presentano in ogni caso di attacco cardiaco ed in modo contemporaneo.

Sedi meno frequenti del dolore cardiaco

Sedi meno frequenti del dolore cardiaco

In caso di comparsa di dolore toracico sospetto che persiste oltre 5 minuti occorre comunque chiamare il numero telefonico 112 e chiedere soccorso.

Devo proprio smettere completamente di fumare?
ASSOLUTAMENTE SÌ
Chi riprende a fumare dopo un infarto ha un rischio raddoppiato di andare incontro ad un nuovo infarto. Al contrario smettendo di fumare il rischio di avere un infarto si riduce del 50% dopo un anno, aumentando quindi l’aspettativa di vita.

Che dieta devo seguire?
Il cambiamento delle abitudini alimentari è molto importante
per il controllo di alcuni fattori di rischio coronarico quali i livelli di colesterolo e la pressione arteriosa. Non esiste una dieta specifica per il paziente che ha avuto un infarto.

I principi fondamentali dell’alimentazione dopo infarto consistono nel ridurre l’apporto di grassi di origine animale e di sale e nell’aumentare il consumo di pesce e fibre vegetali. Sono da preferire le carni bianche o quelle magre (pollo, coniglio, manzo magro), mentre sono da evitare gli insaccati preferendo tra questi il prosciutto sgrassato o la bresaola. Non abusare dei latticini, in particolare i formaggi stagionati, preferendo ricotta, mozzarella e latte scremato; è opportuno evitare il burro ed utilizzare invece olio extra vergine di oliva crudo. Ridurre il sale nei cibi utilizzando erbe ed aromi che possono migliorarne il sapore. Pesce e frutta fresca sono particolarmente indicati, mentre non vi sono limitazioni particolari per la pasta (se non eccessivamente condita) ed il pane (se non la quantità e/o per la eventuale contemporanea presenza di diabete di obesità). È importante raggiungere e mantenere un peso corporeo non superiore al 10% del peso ideale (il calcolo del peso ideale può essere approssimativamente calcolato secondo la seguente formula: peso ideale in Kg = altezza espressa in cm meno 100). Idealmente il peso dovrebbe mantenersi in un valore derivato dall’Indice di Massa Corporea (IMC) compreso tra 21 e 25.

Posso bere alcolici?
Il consumo di moderate quantità di alcol (1-2 bicchieri di vino al giorno) non è dannoso e consente di aumentare leggermente il livello di HDL (frazione del colesterolo con effetti protettivi sui vasi arteriosi, usualmente definito “colesterolo buono”).

Per quanto riguarda i super-alcolici, questi vanno consumati solo come eccezione poiché il consumo eccessivo di alcol è associato ad un aumento della pressione arteriosa e ad un aumento dei valori di trigliceridi nel sangue; inoltre, poiché le bevande alcoliche hanno un elevato contenuto di calorie, esse predispongono o peggiorano l’obesità.

Posso bere il caffè?
Sono consentite due/tre tazzine al giorno specie se si è abituati.
Un consumo eccessivo di solito si accompagna ad un “atteggiamento di vita stressante” (superlavoro, riduzione delle ore di riposo) che deve essere in tutti i modi evitato.

Un infarto è sempre vissuto come una esperienza angosciante per varie ragioni:

  • la paura di non farcela
  • la sensazione di gravità della malattia derivante dall’intensità delle cure mediche e dei controlli clinici cui si è sottoposti
  • la percezione della preoccupazione dei propri familiari

Aver avuto un infarto non significa essere un invalido: dopo poche settimane la maggior parte dei pazienti riesce a riprendere una vita normale.
Un infartuato può dunque in genere riprendere la maggior parte delle attività che normalmente faceva prima dell’evento, avendo cura di migliorare il proprio stile di vita.

Perché adesso mi sento debole? Mi sentirò così pure a casa?
La sensazione di debolezza che si avverte nei primi giorni dopo un infarto in parte è dovuta ai farmaci che si devono assumere per prevenire una eventuale recidiva di infarto ed in parte è dovuta alla temporanea inattività muscolare determinata dalla fase di convalescenza, dalla malattia stessa e dal forzato riposo iniziale. Questo stato migliorerà con la progressiva ripresa dell’attività motoria.

È consigliabile che l’attività motoria riprenda in maniera progressiva e regolare, ma anche il più presto possibile, previo consenso del cardiologo.

Che valori deve avere la mia pressione?
La pressione elevata è uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare non solo per l’infarto ma anche per l’ictus; essa ha un rapporto diretto con il rischio vascolare e quindi dopo un infarto è opportuno mantenerla quanto più bassa possibile e comunque nei limiti tollerati. I valori di pressione arteriosa dovranno comunque essere uguali o inferiori a 140/90 mmHg (o 140/85 se è presente diabete o insufficienza renale cronica).
La pressione arteriosa, dovrà quindi essere misurata regolarmente quando, tornato a casa, riprenderai le tue attività quotidiane, compreso il lavoro. Il controllo dovrà essere particolarmente attento se c’era già una storia di ipertensione o altri fattori di rischio, annotando i valori misurati che dovranno essere riferiti al proprio medico curante che valuterà l’opportunità di eventuali interventi terapeutici. Ricordati che assieme ai farmaci anche la dieta, il controllo del peso e l’attività fisica consentono di ottenere un controllo ottimale dei valori pressori.

Dovrò continuare ad assumere farmaci?
Alcuni dei farmaci che hai iniziato ad assumere durante la tua degenza in ospedale dovranno essere continuati anche una volta tornato a casa perché serviranno a prevenire una recidiva di infarto o la ricomparsa di angina. In particolare l’aspirina, rendendo il sangue più fluido, previene l’eventuale formazione di coaguli che possono ostruire le coronarie.

I farmaci beta-bloccanti riducono lo stress sul cuore bloccando gli effetti dell’adrenalina e si sono dimostrati particolarmente efficaci nel prevenire una recidiva di infarto in quei pazienti che non presentino delle controindicazioni assolute al loro impiego.
Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (i cosiddetti ACE-inibitori) riducono anch’essi il rischio di avere un altro infarto e sono utili per ottenere una stabilizzazione dei valori pressori e per ostacolare la eventuale dilatazione delle camere cardiache.

I farmaci ipocolesterolemizzanti (statine), riducendo significativamente i livelli di colesterolo nel sangue, riducono il rischio legato alla progressione delle placche aterosclerotiche e quindi della malattia coronarica. Sono molto utili, perché i livelli di LDL colesterolo da raggiungere dopo un infarto sono molto bassi, inferiori a 70 mg/dl.
Nel caso in cui si renda necessario utilizzare farmaci antinfiammatori, chiedi sempre al tuo medico se ti è possibile assumerli e in quali casi/tempi (questi farmaci possono infatti interferire sugli effetti antiaggreganti dell’aspirina o aumentare il rischio di emorragie gastrointestinali).

Non sospendere mai di tua iniziativa i farmaci che ti sono stati prescritti, ma consulta sempre il tuo medico.

Dovrò fare esami di controllo? E con quale frequenza?
I controlli vanno fatti soprattutto nei primi 6/12 mesi dopo l’infarto, perché è in questo periodo di tempo che il rischio rimane leggermente più elevato. Ma non tutti i pazienti dopo un infarto devono sottoporsi agli stessi esami: sarà il cardiologo al momento della dimissione a suggerirti quali sono necessari e quando. In genere, dopo il primo anno la necessità di controlli si attenua, ad eccezione che nei pazienti diabetici, con insufficienza renale o con compromissione della “pompa” del cuore come conseguenza dell’infarto, ed anche in questo caso sarà il cardiologo a suggerire la tempistica. Per tutti gli altri, un corretto stile di vita e l’assunzione regolare della terapia prescritta sono gli elementi più importanti e non c’è necessità di ripetere esami sofisticati spesso inutili, ad eccezione di un periodico controllo dei valori del sangue che ti verrà suggerito dal tuo medico curante.

Potrò riavere dolore al petto? Quando mi devo preoccupare?
Nella maggior parte dei casi dopo un infarto i pazienti non hanno dolore al petto.

Questo è vero soprattutto se il paziente durante il ricovero è stato sottoposto a procedure di rivascolarizzazione delle coronarie, come l’angioplastica o il by-pass aortocoronarico, cioè ad interventi che hanno ripristinato un normale flusso di sangue nella porzione del cuore che è andato incontro ad infarto e/o in altre zone del cuore, o se il paziente è stato sottoposto ad accertamenti diagnostici che hanno escluso la necessità di ricorrere alle suddette procedure di rivascolarizzazione.

Anche quando si ripresentino dei dolori al petto, non sempre questi dipendono dal cuore. In genere il dolore toracico dovuto al cuore, cioè il sintomo ANGINA, insorge durante uno sforzo fisico, delle emozioni intense o dopo pasti abbondanti, ma può comparire anche a riposo.
Non sempre il dolore anginoso è un dolore violento, a volte è sfumato o di lieve intensità.

Potrò avere un altro infarto?
La malattia aterosclerotica è una malattia “cronica”, e quindi l’infarto può ripresentarsi nel tempo se non si prendono le opportune precauzioni; tuttavia se avrai cura di correggere i fattori di rischio e lo stile di vita e seguirai le terapie mediche prescritte, la probabilità di avere un altro infarto rimarrà bassa.

Quando potrò riprendere una abituale attività sessuale?
La ripresa dell’attività sessuale dovrà andare di pari passo con una ripresa fisica generale; con il proprio partner in genere si ritiene sufficiente attendere un periodo di tre-quattro settimane dall’evento. I rapporti con partner non abituali, per il notevole carico emotivo che li caratterizza, sono da considerarsi più a rischio.

In passato si riteneva erroneamente che dopo un infarto il cuore dovesse rimanere a riposo e non affaticarsi.

In realtà una attività fisica regolare non solo è auspicabile, ma esercita un effetto favorevole sia sul cuore in quanto muscolo, sia sui fattori di rischio cardiovascolare come lo stress, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa e l’obesità.

Se si era abituati a praticare attività sportive queste possono essere, molto spesso, riprese purché non praticate a livello agonistico.
Alcuni tipi di sport come la pesca subacquea e l’alpinismo non sono invece raccomandati, salvo eccezioni e sempre con l’avallo del cardiologo.
Altri con impegno fisico modesto, come il golf, possono essere praticati tranquillamente, così come gli sport in cui l’impegno fisico è contenuto nella cosiddetta fascia aerobica, come la corsa, il nuoto, il ciclismo. È necessario che qualsiasi attività sportiva venga praticata sempre con finalità ludiche e non agonistiche. Chi non ha mai praticato attività sportive può iniziare fin dai primi giorni dalla dimissione a fare delle passeggiate, aumentando ogni giorno progressivamente la durata di 5 minuti.
È preferibile che l’attività fisica venga svolta almeno un’ora dopo i pasti.

In generale il livello massimo di sforzo che può essere raggiunto è valutabile in base al numero di battiti cardiaci che si raggiungono durante lo sforzo e può essere determinato in base a delle tabelle di cui è dotato il tuo medico curante.

Quando potrò riprendere a guidare la macchina?
Potrai riprendere a guidare gradualmente.

Nelle prime settimane dopo l’infarto evita lunghe percorrenze. Evita di metterti in marcia nelle ore particolarmente trafficate e calde.

Quando potrò riprendere a lavorare?
Più di due terzi dei pazienti che hanno avuto un infarto possono riprendere la propria attività lavorativa. 

Questa ripresa dipende principalmente da due fattori:

  • quanto esteso è stato l’infarto
  • che tipo di impegno richiede l’attività lavorativa

Bisogna imparare ad organizzare le proprie attività per meglio controllare le condizioni “stressanti”:

  • programmare gli impegni
  • stabilire le priorità
  • ritagliarsi momenti di riposo

In caso di attività lavorative che richiedono sforzi fisici intesi è consigliabile prendere in considerazione la possibilità di cambiare la tipologia del lavoro con uno meno “pesante” da un punto di vista fisico. Il medico del lavoro, sulla base dei dati clinici, stabilirà la necessità di cambiare mansioni lavorative, inclusi i turni di notte.

In alcuni casi, programmi di riabilitazione “ritagliati” sulle caratteristiche cliniche del paziente consentono di raggiungere eccellenti livelli di capacità lavorativa e di riprendere quindi il lavoro abituale anche se “pesante”.

Non ci sono controindicazioni ad effettuare dei viaggi.
Segui sempre delle regole che sono peraltro valide per chiunque:

  • se il viaggio è particolarmente lungo, prevedi delle tappe intermedie durante le quali compiere una minima attività motoria (è sufficiente camminare), ed eventualmente riposarsi;
  • i mezzi di locomozione devono essere confortevoli: poltrone comode, aria climatizzata;
  • prevedi sempre una adeguata scorta dei farmaci che assumi giornalmente;
  • se ti rechi in montagna tieni conto che fino a 1.500 metri non ci sono controindicazioni, ma per altitudini superiori la rarefazione in ossigeno dell’aria respirata potrebbe determinare dei sintomi respiratori quali “fame d’aria” che sarebbero ancor più marcati in corso di sforzi fisici. Pertanto le passeggiate ad altitudini elevate vanno evitate in chi non è adeguatamente allenato (grazie ad un regolare training fisico). In ogni caso si consigliano periodi di adattamento a quote più basse, attorno ai 1.200 - 1.500 metri, prima di raggiungere quote più elevate;
  • se ti rechi al mare, cerca di privilegiare le zone con clima secco evitando quelle con elevati tassi di umidità;
  • porta sempre con te una relazione clinica dettagliata delle tue problematiche di salute, compreso l’elettrocardiogramma. Tale documentazione può essere utile in caso di malessere per rendere informato, se necessario, il personale sanitario circa le tue patologie e le terapie che stai assumendo.